Feminas de zinepru

di

Maena Delrio

 

Una nuova alba rischiarava i tetti delle case, mentre tzia Letizia seduta al tavolo da lavoro in legno, sa mesa de linna, stendeva la pasta col mattarello in strati sottili.
Le sue dita scorrevano veloci sulla sfoglia mentre cuciva la tipica spiga dei culurgiones.


"Beni a m'aggiurai, indeghinnò mancu po pasca manna accabbu" diceva alla prima figlia, Maria, che portava in grembo il suo primo nipote. Il matrimonio era stato fissato per la domenica successiva, anche se tzia Raimonda non era convinta di quest’unione. Costei era la sorella della madre di tzia Letizia, e per loro era quasi come una nonna. Letizia continuava a cucire velocemente, con un abilità straordinaria, come un pianista che accarezzi le note di un pianoforte, per creare una perfetta armonia di suoni. La stessa cosa faceva lei sulla pasta, creando una perfetta armonia di intrecci. Mariedda, alla vista della nonna sezia a costau de sa mesa, si era ritirata in camera sua. Non le piaceva sentirsi osservata, né tantomeno giudicata. Mentre tzia Raimonda cuciva i culurgioni e stendeva altra pasta, Letizia cercava di placare il suo animo "A biasa un istrobbu portara fortuna, sa merzei deppir'essi cuntenta po netta sua, ca s’ispòsara cun d’ unu bravu piccioccu". A lei però non interessava l'opinione della donna.  A lei a dire il vero non interessava l'opinione di nessuno. Era sopravvissuta a un alluvione, al vaiolo e pure alla tanto famigerata Spagnola, e questo le dava il diritto di essere al di sopra delle opinioni altrui. Aveva perso il marito nell'alluvione del 1901, e non aveva avuto figli. Perciò si era dedicata anima e corpo ai nipoti e aveva cresciuto Letizia, che era rimasta sola al mondo dopo l’epidemia di vaiolo. Quando la donna poi si era sposata, aveva continuato a vivere sola nella casetta andendu a su pont’ e ferru ma non mancava mai l'occasione di andare a trovare Letizia e le sue due figlie. Da quando poi il marito di Letizia era emigrato in Germania, le visite si erano fatte più frequenti. La sua prima figlia si sposava, e lui non sarebbe potuto essere presente. Gavino non sarebbe potuto tornare in tempo, questo diceva il telegramma. Due volte all'anno mandava sue notizie e il denaro in una lettera. Quella notte i cani avevano abbaiato, ìanta ciaulau, senza sosta e il mattino dopo le campane avevano suonato a morto. Rio Foddeddu in quel periodo era placido e corpulento e Annedda amava recarvisi per accompagnare sua sorella a lavare i panni. Al loro gruppetto si erano unite alcune amiche della ragazza, che adesso precedevano il corteo, in allegasa: "Disceisi e chini s è morta? Sapete chi è morta? Tzia Austina Piras, sa mama de sa butteghera, :- diceva Antonietta a voce bassa mentre camminava. -Aberu? mischina, fu giovana ancora - risposero le altre in coro:-M’ anti contau ca sa figgia est’ andara a domandai a Tzia Bonaria , e sa merzei d’ ha narau ca furi ogu malu , e mannu puru , su chi teniara sa mama-  e continuò- anti pregantau s abba e s ollu. Naranta ca prus de una gira fairi ,Tzia Austina fu pulendo figamoru a su notti, e ari intendiu unu sonu bellu e genti ballendu in sa prazza..ari tzerriau su pobiddu de bessiri a intendi , ma issu non esti bessiu. Tandru issa s’ è posta a sighiri cussa genti ,sa juaria, finzasa a campusantu, e su pobiddu s’esti accattau ca tzia Austina non ci fu prusu ed esti andau currendu finzaza a su portali de su campusantu.D’ ari pigara propriu pagu tempu prima de imbuccai . Una gira dopu s è morta-.A quel punto intervenne Maria , scocciata:-Deu discia giai custus foeddus …Un mese fa ,sa pardina de battiari de mamma mia, ca s è morta primu de Paschiscedda, ès begna a su notti in su sonnu de aiaia ,e d’ ari periu unu trattabbuccu , ca in sa cascia si furinti scaresciasa de ponni,e d’ ari domandau de sin’ci ‘ddu mandai cun tzia Austina…però aiaia in custu bisu non disciara cali tzia Austina furi..Immoi d ari cuprendiu…- Le ragazze rimasero in silenzio per un po’, qualcuna si fece perfino il segno della croce.
Era arrivato il giovedì, ed era venuto il momento di vestire il letto. Tzia Letizia aveva chiamato anche Agnese, una cara amica di Maria, che aveva entrambi i genitori ancora in vita , e avrebbe potuto toccare le lenzuola. Sa sorga era scesa apposta per controllare che tutto venisse fatto come si conveniva:-Figgia mia stimmara, candu sa criattura nascidi,primu de da battiai, aregordarì custus fueddus.In dogna bidda ci funti is cogas ,ca àndanta de dommu in dommu cichendu de mocci pippiusu nascius de pagu. Si gìranta  a muscasa po imbuccai in is domus e pigai sa vida de is criatturas.Candu su pippiu esti stettiu battiau  , sa notti sa coga imbuccara po di pigai s’ ollu de sa fronti .Tui deppis poni in sa porta una scova a conca in artu, unu spiru e unu tremini , ca sa musca aicci non poriri imbuccai , e in su barzolu una spilla cun custa perda niedda, aicci sa coga non du pori biri , una canna e unu rosariu.Chi sa coga imbuccara , cumminzara a contai is granus de su rosariu,e contara finzas a orbesci. Tandru sind’ andara inchietta e a bucca sboria.-
E arrivò il giorno tanto atteso. Le tre donne rimasero piacevolmente stupite dal paesaggio che si poteva godere una volta arrivare a Baunei. Non erano mai state fuori dal loro paese,e mai avevano visto la campagna da un altezza simile.L’ accoglienza da parte dei parenti dello sposo fu calorosa e i giorni di festa passarono velocissimi.Quando arrivò l’ora di tornare a casa le donne erano stanche , ma felici. I mesi passarono veloci e la pancia di Maria cresceva sempre di più. Grazie al cielo la casa dove era andata ad abitare si trovava molto vicina a quella di sua madre, quindi anche se il marito spesso era assente a causa del lavoro , lei non rimaneva mai sola.Un giorno di fine inverno lei e sua sorella Anna si stavano dirigendo al lavatoio. Non erano molto lontane dal fiume che ad un certo punto Maria per poco non svenne, e Annina dovette andare a chiedere soccorso .Una piccola folla si radunò sulla sponda del fiume e Maria fu portata in braccio fino a casa di Tzia Raimonda. Costei temeva che per s’assuccongiu sarebbe potuto capitare qualcosa di brutto a entrambi e decise di chiamare Tzia Bonaria, esperta di questioni del genere: la donna si presentò al loro cospetto e decise che sarebbe stato utile imbruscinai sa picciocca in campusantu.Per tre mattine consecutive le donne si recarono in cimitero , e mentre Bonaria recitava preghiere alla Vergine Santissima, Maria venne fatta rotolare tra le tombe in modo che il movimento ricreasse il segno della croce. In casa poi venne messa una tegola davanti alla porta , e venne preparato su fumentu, dove con tre braci venivano arsi caffè e zucchero ,e Maria fu fatta saltellare 3 volte a mò di croce. La piccola Serafina nacque di lì a un mese, a termine e sana. Per una vita che nasce,una ne muore.Tzia Raimonda era parecchio rispettata in paese, per via di tutte le disgrazie alle quali era sopravvissuta.Una volta tzia Letizia l'aveva paragonata a una delle tante piante  di ginepro, che sorgevano nodose e forti dalle crepe del monte di Baunei e  che , al posto di combattere il vento, ne avevano semplicemente seguito il flusso nella loro  crescita ,allungando le radici per aggrapparsi saldamente alla nuda roccia.Purtroppo anche i  ginepri più forti , dopo centinaia di anni, sono destinati a perire. Quando Tzia Raimonda se ne andò, era una fredda giornata di settembre. Quella notte i cani non abbaiarono, gli unici forse ad aver ben compreso che quello che era dipartito era ormai da tempo un corpo vuoto, perchè l’ anima già non vi abitava più. La veglia funebre fu triste e silenziosa. Tzia Raimonda  nella sua lunga vita aveva avuto modo di conquistarsi il rispetto di chiunque l’ avesse conosciuta . Ora sarebbe toccato a tzia Letizia prendere il suo posto in famiglia. Per lei ,  temprata in solida roccia , era giunto il momento di riposare in pace .