In Ogliastra, come in tutto il resto della Sardegna, per gli scambi commerciali venivano impiegate delle misure differenti dal chilogrammo. Tali misure vengono declinate frazionando quello che viene definito "Mou", che nella letteratura del Regno di Sardegna di metà '800 viene riportato anche come "Starello di Cagliari".
Queste misure, nonostante siano state soppiantate dalla standardizzazione introdotta con le misure metriche, venivano impiegate regolarmente negli scambi commerciali dei prodotti della terra fino agli anni '70. Attualmente "s'imbudu" viene ancora adoperato prevelentemente nella vendita delle castagne pochi altri prodotti.
Le misure principalmente venivano impiegate per "pesare" i prodotti secchi della terra ma di fatto ne veniva quantificata la capacità dei contenitori.
I prodotti erano principalemente il grano (trigu), l'orzo (òrgiu), il mais (cijilianu o trigumoriscu), i ceci (cìjiri) e le fave (faa).
Di seguito una sintesi delle misure antiche:
Nome misura | Equivalente in litri | Equivalente in "imbudus" |
MOU | 48 litri | 16 imbudus / 2 carras |
CARRA | 24 litri | 8 imbudus |
CARTU | 12 litri | 4 imbudus / mesu carra |
CARTUCCIU | 6 litri | 2 imbudus |
IMBUDU | 3 litri | 1 imbudu |
LIBBRA | 1/3 litro | 1/9 imbudu |
Mentre per quanto riguarda la quantificazione del vino veniva espressa con "Sa Brocca" che differiva però da paese a paese. In particolare a Lanusei e Arzana misurava 14 litri mentre a Jerzu e Bari Sardo 12 litri.
Invece le botti per il vino che genericamente venivano chiamate Cupa o Cuba, in base alla dimensione venivano chiamate in diversi modi:
- Carracciolu che conteneva 8 brocche (circa 100 litri)
- Carrada che conteneva 16 brocche (circa 200 litri)
- Carrattellu o Carradellu conteneva 100 brocche (circa 1400 litri)
Infine con il nome di Cuppittu si identificava il tino cioè la botte aperta nella parte superiore dove veniva fatto giacere il mosto dopo la spremitura, in legna di castagno