Fa parte dell'antica cultura pastorale la pratica usata per impedire all'aquila di predare gli agnelli del gregge. Era una magia che per avere effetto, doveva essere compiuta solo da anziani dotati di particolari qualità e secondo un preciso rituale:
Con i piedi immersi nell'acqua corrente di un ruscello, ci si poneva di fronte al sole nascente, si legavano stretti, assieme con strisce di cuoio, diversi arboscelli e si pronunciava una formula misteriosa conosciuta solo da pochi. Questa la formula, raccolta ad Arzana alcuni anni fa da Paolo Pillonca, che la ebbe da uno zio di secondo grado, cugino della madre: Piero Muceli:
Abbìla, abbìla, E ti facas de fodde, Bai in ora mala Aquila, aquila Possa tu diventare un fardello, Vai in malora
a pes tira-tira,
a pes ti pongio a modde.
de fodde 'e orciada.
strascicando i piedi
te li metto a mollo.
un fardello d'ortica.
L'aquila rimaneva, così, prigioniera della magia e non poteva più minacciare le greggi.
Tratto da: GAL Ogliastra - Antiche Memorie
Immagine: "Aquila reale con preda" di Ruiu Domenico