Nel corso dell’800, la struttura capillare e minimale dei percorsi interni ai centri viene sistematicamente a confrontarsi con gli sventramenti dovuti all’apertura delle strade nazionali e provinciali. Benché la ristrutturazione sia in effetti generalmente circoscritta ai margini del percorso principale, gli effetti di questi interventi costituiranno uno dei primi fattori di innovazione nel corpo del villaggio storico. Sui margini delle “grandi” strade di attraversamento dei centri, nuove, ampie e regolari in modo inusuale rispetto alle condizioni storiche di quei tessuti, si ricostituiranno spesso tipi edilizi più “decorosi e civili”, in analogia con quanto del resto accadeva in tutta la Sardegna, sotto forma di palazzi – palathus. Si tratterà di una doppia innovazione, tipologica e linguistica, in quanto i nuovi edifici esprimeranno un approccio razionale e simmetrico allo spazio abitativo, del tutto estraneo sino ad allora alla forma “anticlassica” dell’architettura rurale regionale. Non sempre però si tratta di veri e propri sventramenti all’interno del tessuto consolidato come avviene per esempio nei centri di Seui o Jerzu in cui il nuovo percorso si inserisce nel tessuto edificato regolarizzando e ampliando percorsi esistenti. In molti altri casi, come per esempio a Lanusei (solo in parte), Baunei, ma soprattutto a Bari Sardo le nuove strade ottocentesche si inseriranno nello spazio baricentrico fra borghi separati contribuendo con la loro forza attrattiva a generare la fusione dei singoli rioni dando vita ad un unico centro compatto.
Fig. 01 –Lanusei: la via Roma, percorso di ristrutturazione della fine dell’Ottocento (s.s. 390) nel quale si attesta il nuovo tipo edilizio del Palazzo.
Fig. 02 –Jerzu: in questa foto storica si vede la fase di trasformazione del corso con la creazione dei palazzi su strada.
Fig. 03 –Lotzorai: un “palathu” di pianura che sorge sul percorso di ristrutturazione che poi diventerà la s.s. 125.
A ben guardare, questa non è che una delle manifestazioni del passaggio che si consuma tra l’inizio dell’800 e la seconda metà del secolo da una società rurale ancora in larga misura immersa nella condizione di antico regime ad una più moderna forma di borghesia rurale. Le carte catastali che certificano la situazione locale nei primi anni del ‘900 testimoniano che è avvenuta una rivoluzione, tanto silenziosa quanto inarrestabile. Intanto, un incremento esponenziale del patrimonio abitativo ha corrisposto al parallelo incremento di popolazione intervenuto diffusamente nel corso del secolo. Dovunque i perimetri dello spazio abitato del villaggio sono rimasti quasi gli stessi, dunque l’incremento di patrimonio legato anche soltanto alla fisiologica crescita di popolazione è avvenuto per densificazioni, raddoppi in pianta ed in altezza, intasamenti e divisioni. Parallelamente però, si è realizzato anche un lento ma inarrestabile rivoluzionamento sociale, con l’affermarsi della nuova classe della borghesia agraria, cresciuta all’ombra della legislazione sulla “proprietà perfetta” e sulle sue implicazioni operative e territoriali, come il processo delle chiusure dei fondi rustici. Il mutato rapporto tra mondo rurale e urbano e le nuove figure sociali hanno portato altresì nuovi elementi culturali e tecnologici nell’ambito della costruzione rurale.
Fig. 04 –Seui: la densificazione che si verifica tra Otto e Novecento porterà le case a svilupparsi in altezza arrivando come nel caso in esempio anche a cinque piani.
L’affermazione del palazzetto, che si inserisce nei tessuti del villaggio senza sovvertirne la struttura e continua ad essere fatto con tecnologie non troppo dissimili da quelle storiche, costituirà il principale elemento di unificazione della cultura abitativa anche nell’ambito ogliastrino, diffondendo una prima forma di razionalizzazione edilizia nella Sardegna interna e "popolare". La modificazione che il palazzo introduce nel paesaggio urbano dei paesi è assolutamente radicale, anche se oggi è più difficile percepirne la portata. Infatti, dovunque si affermi, il nuovo tipo mette sostanzialmente in ombra la casa rurale di matrice locale, e introduce un connotato “urbano” fortemente standardizzato, contribuendo per la prima volta all’unificazione di paesaggi che sino alla metà dell’800 erano contraddistinti da un carattere locale fortemente diversificato.
La scuola neoclassica di Gaetano Cima, con i suoi allievi che nella seconda metà del secolo operano nell’intero territorio regionale, segnerà profondamente il volto dei villaggi della Sardegna interna, e dell’Ogliastra tutta, contribuendo in maniera decisiva a definire quell’identità che assumiamo oggi come un portato complessivo e integrato. In sostanza, il “paese” che conosciamo è precisamente il prodotto di una linea di sviluppo che si svolge dalla “catastrofe insediativa” del Trecento sino all’800, e sulla quale però interviene il riformismo sabaudo e poi quello dello stato unitario con forme di modernizzazione e di innovazione che sono legate essenzialmente, in molti centri, alla nuova politica delle infrastrutture. Dovunque si aprano le nuove strade “nazionali” il paese viene profondamente ristrutturato dai nuovi percorsi, che lo incidono riorganizzando le gerarchie urbane: e proprio i nuovi allineamenti stradali, prodotto degli “sventramenti” urbani, costituiscono l’affaccio privilegiato dei palazzetti decorosi e “civili”, con le loro più o meno esplicite sfumature di neoclassicismo, che peraltro riutilizzano, ibridandole con le nuove regole del gusto neoclassico, le tecniche costruttive ed i materiali dell’edilizia locale, e vanno a costituire il campionario variegatissimo delle declinazioni “rurali” del tipo urbano del palazzo. Si tratta quindi della creazione di uno “stile nazionale” che nasce già prima dell’Unità e nella cui elaborazione lo Stato sabaudo è protagonista; un episodio estremamente consolidato e riuscito di modificazione modernizzante dei contesti tradizionali, nel quale politiche sociali, grandi iniziative infrastrutturali e cultura architettonica e del progetto si sostengono reciprocamente, dando luogo a una espressione dell’edilizia storica di particolare significato, perché capace di illuminare e dare consistenza di “paesaggio” ad uno specifico passaggio della storia e della cultura regionale tanto importante quanto misconosciuto.
Fig. 05 –Lanusei: Palazzo Piroddi progettato dall’architetto cagliaritano Gaetano Cima, nell’attuale via Mameli che ha conteso alla via Roma il ruolo di strada principale.
A. Sanna, Le culture abitative, in A. Sanna, F. Cuboni, I Manuali del recupero dei Centri storici della Sardegna – vol. II.1 - Architetture in Pietra delle Barbagie, dell’Ogliastra, del Nuorese e delle Baronie, DEI, Roma 2008.