Sa Seada

Che cos'è Sa Seada

Uno dei dolci più amati da noi sardi e dai visitatori della nostra amata terra, è la Seada.

Un dolce che tra i tanti della tradizione dolciaria sarda, ha ottenuto più popolarità.

Secondo alcuni studi, questo prelibato dolce, è originario dell’Ogliastra settentrionale e della confinante Barbagia di Ollolai, in particolare nelle zone di Urzulei e Dorgali.

Il dolce, fortemente legato alla pastorizia, si ritiene abbia avuto modo di essere esportato nelle altre zone della Sardegna, grazie alle transumanze del commercio dei pastori, in particolare verso le coste nord del Lugudoro e della Baronia, prendendo denominazioni differenti, come ad esempio Sebadas, Sevadas e Sevata.

Si presenta con una forma discoidale, e nella maggior parte delle volte, la sfoglia viene decorata con disegni di tradizione tipica sarda.

Ma andiamo ora nel dettaglio per vedere quali sono i semplici ingredienti da utilizzare e il procedimento di preparazione.

Ricetta de Sa Seada

Ingredienti

• Farina di semola di grano duro sardo (rimacinato) 500g
• Strutto animale 50g
• Acqua tiepida q.b.
• Sale (pizzico)

Ingredienti per il riepieno

• Formaggio fresco acido (casu Furriau in sardo)
• Scorza di limone o arancio

Preparazione

Creare dei dischi con il formaggio di circa 12–15 cm di diametro e 8 mm di altezza.

Successivamente preparare la sfoglia, quindi semola sarda, acqua tiepida e strutto lavorata finemente.

Stendere il tutto e porre, sopra la sfoglia distesa, i dischi di formaggio precedentemente tagliati.

Riprendere la forma del disco di formaggio lasciando uno spazio di almeno 5 mm nel bordo della pasta e poi ricoprire il disco di formaggio con un altro disco di pasta della stessa misura.
(E’ possibile decorare i 5 mm assicurando una buona chiusura)

Dopo aver chiuso bene la Seada e non aver lasciato molta aria all’interno del dolce, si prosegue con la cottura, che dev’essere fatta in olio e.v.o. caldo, possibilmente abbondante.

La cottura del dolce si può recepire quando l’olio inizia a “scoppiettare”.

Questo afferma che la pasta si è leggermente aperta e che il formaggio è ben cotto, quindi togliere immediatamente dall’olio, scolare, e servire il dolce ben caldo con una cosparsa di miele sopra.

 

Curiosità e varianti

L’origine del nome è incerto.

Alcuni studiosi ritengono che il nome del dolce derivi dallo spagnolo “Cebar” ossia cibare, alimentare. Altri studiosi sardi, ritengono che il nome derivi da termini come sebu o seu, inteso come grasso animale.

Particolare attenzione va riposta nella pronuncia del nome del dolce, che in italiano viene erroneamente citato confondendo il singolare Seada con il plurale Seadas o Sebadas. Da qui bisogna chiarire che la lingua sarda, è una lingua della branca romanza, e quindi l’uso della s, aggiunta a fine parola, ottiene il plurale. ( Sa seada, Is/Sas Seadas)

Un’antica tecnica di guarnizione della Seada poco utilizzata, ma particolarmente efficace nell’esaltazione del gusto del miele, è la tecnica chiamata in sardo “ammerrare sa seada”. Essa consiste nel portare ad ebollizione dell’acqua con del miele in un pentolino, per poi affondare la seada dentro il liquido stesso, ottenendo un croccante rivestimento di miele, sottile e dolce, dandogli un aspetto lucido e vetroso.

Verosimilmente, alcuni palati preferiscono, al posto del miele o dello zucchero semolato, il sale come guarnizione, virando totalmente il gusto del piatto e difficilmente potendolo identificare come dolce. Da provare come aperitivo.