"Sa corda" (in italiano "treccia") è una pietanza sarda dal sapore intenso e gradevole di origine strettamente pastorale, molto conosciuta in Ogliastra.
Per poterla preparare i pastori (ma oramai anche macellai e persone esperte) utilizzano le interiora della pecora (o dell’agnellone) quali lo stomaco, l’intestino crasso e l’intestino tenue, tutte accuratamente lavate con acqua tiepida e un poco di aceto.
Lo stomaco della pecora, essendo un ruminante, è composto da più parti; quelle utilizzate per la nostra pietanza sono in ordine "su casciu" (il rumine), "sa sporta" (il reticolo) e "su centu pixoni" (l’omaso), mentre l’ultima parte (l’abomaso) non viene utilizzata.
Dell’intestino crasso viene preferita la parte chiamata in dialetto "su cordiulariu" ovvero il colon (la zona tra il cieco e il retto).
I suddetti ingredienti vengono tagliati a strisce, tutte più o meno della stessa lunghezza, la quale determinerà poi la dimensione finale de "sa corda".
Le strisce delle interiora dovranno essere appese in successione per una estremità ad un gancio; a questo punto con "sa stintina" (l’intestino tenue) rivestiamo e annodiamo dall’alto verso il basso le interiora precedentemente descritte. Otteniamo così un salsicciotto lungo circa 60 cm che lungo il suo decorso presenta una vera e propria treccia data dal tipo di nodo con cui è avvolta "sa stintina".
Come cucinare Sa Corda
"Sa corda" può essere cucinata più tradizionalmente arrosto, infilata a S sullo spiedo, con cottura a fuoco lento (tempo circa 2 ore) e aggiunta di sale, ma anche nel tegame in umido con piselli (40 minuti) dopo averla accuratamente sbollentata (20 minuti), anche qua con l’aggiunta di un pizzico di sale.
Il piatto è servito, è ora vivamente consigliato accompagnare la nostra pietanza con un bel bicchiere di cannonau.