Lo studio, il recupero e la valorizzazione dei vitigni autoctoni sardi trovano un riscontro formidabile nelle notizie storiche.

Un esempio è il vino bianco di Telavè (Triei, Ogliastra). L'archeologo Mario Sanges riporta una nota di spesa ritrovata negli archivi vaticani, relativa alla fornitura di "ottimo vino bianco di Telavè" al Papa nei primissimi anni del '600. Nel corso delle indagini svolte finora in Ogliastra, è stato possibile rintracciare una decina di interessantissimi vitigni bianchi autoctoni, specifici di questa regione, a dimostrazione che insieme al più noto Cannonau si produceva dell'ottimo vino bianco.

Storicamente le zone migliori per la coltivazione della vite a Triei sono dislocate nelle colline che circondano l'abitato. Su tutte c'è però una località denominata appunto Telavè che si trova nella zona adiacente al villaggio nuragico di Bau Nuraxi. In quella zona, che risale al 1000 a.C., sono state scoperte tracce di vite addomesticata e quindi di una attività vinicola. Alcuni studiosi, in Olanda, facendo delle analisi su alcuni cocci trovati sempre al Bau Nuraxi, nell’aria di Telavè, hanno scoperto che da quelle parti si coltivava la vite. Inoltre una ricerca condotta nella Curia Vescovile di Lanusei, che è stata presentata per la prima volta al Vinitaly del 2005 a Verona, ha dimostrato che già diversi secoli or sono, a Marsiglia, si vendeva il vino "Triei".