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Il giorno 17 dicembre nella Biblioteca Civica di Via Leoncavallo a Torino è stata inaugurata la mostra:

“Il sito archeologico nuragico del bosco Seleni di Lanusei.
Luogo che ha ispirato il romanzo E cantavamo alla luna di Pia Deidda”
.

E' seguita, alla presenza dell'autrice, la presentazione del romanzo tenuta da Cristina Pelissero ad un numeroso pubblico presente che ha manifestato grande interesse. L'evento è stato organizzato dall'Associazione Culturale Rebum Arte di Torino e le Biblioteche Civiche Torinesi con la collaborazione della Cooperativa La Nuova Luna di Lanusei e il nostro sito Agugliastra che hanno fornito informazioni e foto. La mostra ha avuto il patrocinio della Città di Torino, della Provincia d'Ogliastra, della Città di Lanusei, dei Circoli Sardi Kinthales di Torino e Quattro Mori di Rivoli. E' seguito un rinfresco con prodotti sardi organizzato dai due circoli. Erano presenti alcuni componenti del gruppo folkloristico del circolo Kinthales vestiti in costume sardo.

Il romanzo di Pia Deidda, pur fondandosi su personaggi e avvenimenti inventati, vuole ricostruire almeno idealmente un pezzo della storia ogliastrina colorandola di un leggendario mitico passato. Il racconto diventa così occasione per far conoscere uno dei più bei siti archeologici nuragici che stanno venendo alla luce negli ultimi anni. Operazione di conoscenza che può passare al grande pubblico parallelamente alla costruzione romanzata e allo studio invece scientifico, così come si prefigge la mostra che ricollega, in maniera semplice ma esaustiva, il sito del Bosco Seleni nel contesto storico-archeologico della Sardegna.

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Attività di conoscenza che si sta rivelando ricca di nuove testimonianze e d'interesse; infatti come si legge nella mostra:

"In questi ultimi decenni la ricerca archeologica e lo studio della Sardegna antica hanno fatto notevoli passi in avanti e stanno permettendo di definire con più sicurezza gli sviluppi della cultura pre-nuragica e nuragica. Gli ultimi recenti scavi e alcune sorprendenti scoperte (per esempio le sculture di Monti Prama, il nuraghe Arrubiu di Orroli, lo stesso Seleni di Lanusei e tanti altri siti) hanno anche risvegliato e suscitato un interesse oltre che negli studiosi del patrimonio culturale sardo anche nei non addetti ai lavori, nel grande pubblico.
In questa ottica gli interventi di appassionati cultori della civiltà sarda si stanno moltiplicando in modo esponenziale suscitando un dibattito molto vivace e accalorato che dovrà però essere supportato da una seria e rigorosa ricerca storico-scientifica. Ricerca che permetterà di uscire da un languore che ha finora relegato la storia sarda in una sorta di oblio, dimenticata nella sua importanza anche dalla divulgazione storica e dalla didattica scolastica. Non possiamo più trascurare la grandezza e la potenza di questa antica civiltà dell'occidente mediterraneo rispetto agli antichi popoli coevi del suo oriente che più hanno finora avuto risalto nella divulgazione storica e nell'insegnamento. La presenza di più di 7000 costruzioni megalitiche nuragiche, sparse in tutta l'isola, ne deve essere la conferma. Per capire l'importanza di un sito archeologico come questo del Seleni dobbiamo iniziare dalla conoscenza dello sviluppo architettonico e della cultura materiale in terra sarda a partire dall'eneolitico".

La mostra resterà aperta fino al 30 gennaio.